Frattura delle vertebre
patologie
Una frattura vertebrale non è sempre grave: può essere una condizione asintomatica di cui il paziente non è consapevole, poiché rappresenta un fenomeno comune, specialmente nei pazienti affetti da osteoporosi. Spesso basta un trauma a bassa energia, o anche un gesto quotidiano, per causare la frattura. In alcune situazioni anche attività di basso impatto, come starnutire o tossire, o semplicemente chinarsi in avanti o sollevare un peso leggero possono provocare il cedimento di una vertebra.
Diversi sono poi i casi in cui la frattura delle vertebre, soprattutto se di origine traumatica – come per esempio in seguito agli incidenti stradali – può essere un’urgenza da gestire in tempi brevi (al Pronto Soccorso) per evitare ripercussioni a livello neurologico. Le numerose variabili fanno sì che sia necessaria un’attenta analisi da parte di uno specialista, nonché trattamenti differenti per la loro risoluzione. In questa sede mi focalizzo sulle fratture vertebrali della prima tipologia, ovvero quelle che non vengono considerate come un’urgenza ortopedica.
I sintomi
Le vertebre possono fratturarsi o collassare, non necessariamente a seguito di un trauma evidente. Le fratture cosiddette “da compressione” possono avvenire stando semplicemente in posizione eretta per chi soffre di malattie che indeboliscono le ossa, o anche in chi porta pesi eccessivi per lavoro o per sport, come nel body building. Le fratture da osteoporosi, per esempio, possono essere clinicamente asintomatiche, mostrando solamente una riduzione in altezza del corpo vertebrale nelle radiografie.
La frattura detta “da scoppio” si manifesta generalmente in seguito a un atterraggio violento sui piedi dopo una caduta da un’altezza elevata
I sintomi possono presentarsi in modi diversi: di solito il paziente accusa un dolore moderato, che può peggiorare nell’arco di ore o giorni, ma può anche risolversi da solo. Si tratta di un sintomo subdolo, perché il mal di schiena è molto diffuso, anche in assenza di lesioni di questo tipo.
Il dolore alla schiena, soprattutto se “diverso” da quello che si è percepito in passato, può, infatti, indicare che si è verificata una frattura vertebrale.
La diagnosi verrà fatta dallo specialista che, dopo un’attenta anamnesi, confermerà il sospetto di frattura e ne valuterà sede, tipo e gravità.
I trattamenti
A seconda del caso specifico, andrò a considerare la biomeccanica e la tipologia di frattura per decidere il trattamento corretto.
Il trattamento conservativo delle fratture vertebrali prevede diversi giorni di riposo a letto, l’assunzione di antidolorifici e, se indicato dallo specialista, l’utilizzo di un tutore ortopedico (busto) per consentire la mobilizzazione precoce, limitando il dolore e la progressione della frattura. Le cure conservative che si avvalgono di farmaci per velocizzare la guarigione dell’osso e che promuovono il riassorbimento dell’edema osseo, alleviano il dolore ma non sempre sono risolutive, e può quindi essere necessario l’intervento chirurgico.
Gli interventi chirurgici per il trattamento di quelle fratture vertebrali che non hanno provocato compressione delle strutture nervose ospitate all’interno del canale vertebrale, o che non presentano caratteristiche di elevata instabilità, sono di solito interventi a basso rischio, mini invasivi, eseguiti in day hospital.
Cito, tra i più comuni, la vertebroplastica: eseguita in anestesia locale prevede l’iniezione tramite un’incisione puntiforme, più piccola di mezzo centimetro, di uno speciale “cemento” tramite una cannuccia (trocar) all’interno della vertebra fratturata; questo trattamento stabilizza la frattura e risolve il dolore, consentendo al paziente di alzarsi e tornare a casa dopo poche ore dal trattamento, che viene eseguito in anestesia locale.
Oppure la cifoplastica: metodica mini-invasiva utilizzata nel trattamento delle fratture vertebrali sia di origine traumatica sia di altra natura. Molto simile alla vertebroplastica; differisce da essa perché ha lo scopo di correggere la deformità del corpo vertebrale conseguente alla frattura grazie all’introduzione di un palloncino espandibile che viene gonfiato esercitando pressione sulla superficie superiore e inferiore della vertebra stessa, sollevandola e ripristinandone l’altezza corretta.
Interventi chirurgici più complessi si rendono necessari in caso di fratture a elevata instabilità o un presenza di rischio di cedimento della colonna vertebrale nel tratto interessato dalla frattura.
Nel caso in cui le fratture vertebrali siano secondarie ad altri processi (tumori o infezioni), per la decisione della tipologia di intervento mi confronto con un team multidisciplinare e con i vari specialisti che la materia coinvolge.
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